
Parlare di “sistemi anti-Legionella” come soluzione definitiva è fuorviante.
Il batterio colonizza facilmente i biofilm degli impianti idrici, trova rifugio dentro amebe e micro-nicchie, sfrutta ristagni, ramificazioni cieche, materiali non idonei e temperature favorevoli.
Qualsiasi tecnologia — da sola — ha limiti e una finestra operativa precisa.
L’unico approccio che riduce davvero il rischio è sistemico: valutazione, controllo, manutenzione e verifica analitica continua.
Perché non esiste la “soluzione finale”
Prima di elencare i sistemi, serve chiarire i motivi tecnici per cui nessuno è definitivo:
- Biofilm: matrice protettiva che attenua disinfettanti e UV; si riforma se non si controllano idraulica e nutrienti.
- Idraulica reale ≠ schema teorico: bracci morti, tratti a bassa velocità, serbatoi sovradimensionati.
- Temperature: 20–45 °C è la zona di comfort della Legionella.
- Materiali e corrosione: rilascio di nutrienti, rugosità e incrostazioni che alimentano biofilm.
- Fattore umano: manutenzione scarsa, tarature sballate, registri incompleti.
Il quadro di riferimento: gestione del rischio
Il quadro più solido è quello risk-based: valutazione dei pericoli, controlli preventivi e verifiche costanti.
📌 Normativa italiana
- D.Lgs. 18/2023 (attuazione Dir. UE 2020/2184).
- D.Lgs. 102/2025 (correttivo: approccio risk-based e scadenze attuative).
- Linee guida ISS 2015: riferimento tecnico nazionale.
📌 Scenario internazionale
- WHO – Water Safety Plans
- ASHRAE 188 – standard per gli edifici
I sistemi disponibili: funzionamento, punti di forza e limiti
1. Controllo termico continuo
- Meccanismo: mantenere ≥ 60 °C in accumulo, ≥ 50–55 °C nel ricircolo, fredda < 20 °C.
- Pro: misura strutturale, efficace e durevole.
- Limiti: dispersioni, miscelatori tiepidi, rischio ustioni.
- Controllo: profili T°, ΔT mandata/ritorno, allarmi.
2. Shock termico (pastorizzazioni periodiche)
- Meccanismo: innalzamento a ~70 °C con sciacqui.
- Pro: utile come misura correttiva.
- Limiti: effetto temporaneo, alto consumo energetico.
- Controllo: log tempi/temperature, verifiche post-shock.
3. Biossido di cloro (ClO₂) continuo
- Meccanismo: ossidante selettivo, penetra il biofilm.
- Pro: stabile, efficace in reti complesse.
- Limiti: sottoprodotti (cloriti/clorati), taratura delicata.
- Controllo: residuo in rete, cloriti/clorati.
4. Ipoclorito / Cloro libero
- Pro: economico, diffuso.
- Limiti: efficacia pH-dipendente, sottoprodotti (THM).
- Controllo: residuo libero, pH, ORP.
5. Monoclorammina
- Pro: buona persistenza.
- Limiti: gestione complessa, non sempre ammessa.
6. Perossido d’idrogeno + argento
- Pro: azione sinergica.
- Limiti: residuo instabile, interazione materiali.
7. Rame-argento (ionizzazione)
- Pro: azione nel biofilm.
- Limiti: richiede pH stabile, rischio deposizioni.
8. UV-C
- Pro: inattivazione immediata, utile a valle.
- Limiti: nessun effetto residuo, sensibile a torbidità.
9. Filtri 0,2 µm (point-of-use)
- Pro: barriera fisica, protezione immediata.
- Limiti: non bonificano la rete, sostituzioni frequenti.
10. Ultrafiltrazione
- Pro: abbattimento particellato e biocarico.
- Limiti: gestione fouling, richiede integrazione chimico/termica.
11. Ozonizzazione / Elettrolisi anodica
- Pro: ossidanti potenti, utili in bonifica.
- Limiti: sicurezza e know-how specifico.
Le analisi: il vero cruscotto di controllo
- Validazione: dimostrare che il pacchetto di misure funziona.
- Verifica di routine: confermare nel tempo.
- Monitoraggi operativi: parametri continui (T°, residui, portate).
Campionamenti: punti indice (segmenti critici) + punti sentinella (docce periferiche, reparti fragili).
Casi pratici
- Hotel 120 camere → bilanciamento ricircolo + ClO₂ continuo + flushing automatico → positività eliminate.
- RSA con utenze fragili → filtri 0,2 µm + UV-C + bonifica chimica → protezione garantita durante i lavori.
- Palestra “weekend-only” → flushing automatico + ClO₂ → eliminata la ricorrenza del “lunedì critico”.
Errori tipici da evitare
- Pensare a UV o filtri come soluzione finale.
- Mantenere acqua tiepida (20–45 °C).
- Dosaggi chimici solo in centrale, senza misura in rete.
- Ignorare miscelatori e bracci morti.
- Basarsi su un solo campione.
- Non documentare.
Checklist minima di controllo
- Temperature (accumuli, mandata/ritorno, distali).
- Residuo disinfettante in rete.
- Flushing programmato.
- Miscelatori: pulizia/disincrostazione.
- Filtri: sostituzione tracciata.
- Analisi microbiologiche periodiche.
- Riesame annuale del Piano.
Conclusioni
Parlare di “sistemi anti-Legionella” ha senso solo se intesi come strumenti dentro un Piano di gestione del rischio.
Non c’è l’arma definitiva, c’è il metodo:
- Progettare
- Controllare
- Mantenere
- Misurare
Le analisi non sono solo un adempimento: sono il cruscotto che dice se stai andando nella direzione giusta.
📚 Riferimenti essenziali
- D.Lgs. 18/2023
- D.Lgs. 102/2025
- Linee guida ISS 2015
- WHO – Water Safety Plans
- ASHRAE 188