La disinfezione delle reti idriche è uno degli aspetti più delicati nella gestione del rischio Legionella.
La complessità degli impianti, la varietà dei materiali e le differenze operative rendono necessario un approccio integrato: comprendere i principi microbiologici, scegliere la tecnologia giusta, conoscere i limiti normativi e, soprattutto, mantenere nel tempo la stabilità del sistema.
Parlare di disinfezione non significa “aggiungere un po’ di cloro”, ma definire una strategia controllata che unisca prevenzione, monitoraggio e interventi mirati.
Le principali tecniche utilizzate — termiche, chimiche e fisiche — devono essere analizzate non solo per la loro efficacia immediata, ma anche per l’impatto nel lungo periodo su materiali, utenti e qualità dell’acqua.
Fondamenti microbiologici e impiantistici
La Legionella pneumophila trova le condizioni ideali di crescita tra 25 °C e 45 °C, con un optimum attorno a 37 °C.
Il problema principale non è solo l’acqua, ma il biofilm: una pellicola viscosa di microrganismi, minerali e sostanze organiche che aderisce alle superfici interne delle tubazioni e protegge la Legionella dai disinfettanti.
Temperature inadeguate, stagnazione, tratti ciechi e accumuli di calcare favoriscono la formazione del biofilm.
Di conseguenza, nessuna disinfezione è davvero efficace se l’impianto non è gestito con:
- Bilanciamento idraulico corretto dei ricircoli
- Flussaggi periodici
- Pulizia e sanificazione dei serbatoi
- Mantenimento dei set-point termici (acqua calda > 55 °C, acqua fredda < 20 °C)
Shock termico
Lo shock termico è una misura di emergenza che sfrutta la temperatura per inattivare rapidamente la Legionella.
La procedura prevede di portare l’acqua calda a 70–75 °C nel serbatoio di accumulo e mantenerla in circolo per almeno 60 minuti.
Durante l’intervento, si effettua un flussaggio di ogni punto d’uso fino a raggiungere 70 °C al terminale per almeno 5 minuti.
In alternativa, si possono adottare 65 °C per 10 minuti se l’impianto non consente temperature superiori.
Il personale deve operare con adeguati dispositivi di protezione per prevenire ustioni e inalazioni di vapore.
Dopo il trattamento, è essenziale verificare:
- Le temperature raggiunte, registrandole nei punti critici
- L’effetto microbiologico con campionamenti a 48–72 ore e a 7–14 giorni, secondo UNI EN ISO 11731:2017
Lo shock termico è potente ma temporaneo: se non si interviene sulle cause strutturali di ristagno, la Legionella ricompare.
Shock chimici
Gli shock chimici vengono applicati per ottenere una disinfezione profonda, sfruttando l’azione ossidante di diversi reagenti.
Iperclorazione
L’iperclorazione utilizza cloro libero (ipoclorito di sodio) in concentrazioni da 20 a 50 mg/L per tempi di contatto tra 2 e 24 ore.
Il pH deve essere mantenuto tra 7,0 e 7,5 per garantire la prevalenza dell’acido ipocloroso (HOCl), la forma più biocida del cloro.
Il potenziale redox utile si colloca fra 650 e 750 mV.
Dopo il trattamento, l’impianto deve essere risciacquato fino a raggiungere valori residui inferiori a 0,5 mg/L prima del riutilizzo.
Perossido di idrogeno (H₂O₂)
Il perossido di idrogeno, eventualmente additivato con argento (H₂O₂ + Ag), agisce come ossidante senza generare sottoprodotti clorurati.
Nelle disinfezioni shock si impiegano concentrazioni da 50 a 100 mg/L per 4–12 ore.
Ha un impatto organolettico minimo, ma può danneggiare guarnizioni EPDM o leghe di alluminio: serve quindi verificare la compatibilità dei materiali.
Biossido di cloro (ClO₂)
Il biossido di cloro ha un’elevata efficacia sul biofilm.
In trattamenti shock si impiega a 1–2 mg/L per 2–6 ore, controllando i sottoprodotti (cloriti e clorati) prima della rimessa in servizio.
È efficace anche in presenza di pH elevato e non genera odori marcati.
Trattamenti in continuo
Quando la rete è stabilizzata, la prevenzione si basa su dosaggi continui a basse concentrazioni.
| Metodo | Concentrazione | Note operative |
|---|---|---|
| Cloro libero | 0,2–0,5 mg/L ai terminali | pH 7,0–7,5; controllo ORP 650–750 mV |
| Biossido di cloro | 0,2–0,4 mg/L | verificare cloriti e clorati |
| Perossido di idrogeno + argento | 10–30 mg/L | monitorare compatibilità materiali |
| Ionizzazione rame-argento | Cu: 0,2–0,8 mg/L – Ag: 0,02–0,08 mg/L | controllo iniziale settimanale |
| Monoclorammina | 1–3 mg/L | stabile, ma meno efficace sul biofilm |
Disinfezione fisica: UV-C e ozono
La radiazione UV-C a 254 nm provoca la formazione di dimeri di timina nel DNA, impedendo la replicazione batterica.
La dose efficace per la Legionella è di circa 40–60 mJ/cm².
È un sistema efficace come barriera finale, ma non rimuove il biofilm e non lascia residuo disinfettante.
L’efficacia dipende dalla trasmittanza ai raggi UV (UVT) dell’acqua.
L’ozono (O₃) è un ossidante fortissimo (potenziale redox +2,07 V).
Agisce rapidamente ma non è stabile: deve essere prodotto in situ e combinato con un disinfettante residuo (es. cloro o ClO₂).
Serve cautela: l’ozono gassoso è tossico e l’impianto deve prevedere sistemi di distruzione del gas in eccesso.
Igienizzazioni idriche con prodotti Presidio Medico-Chirurgico (PMC)
I prodotti PMC sono disinfettanti autorizzati dal Ministero della Salute con numero di registrazione.
La loro efficacia microbiologica è validata da test ufficiali e l’etichetta indica spettro d’azione, concentrazione e tempi di contatto.
Differenze normative
L’uso di PMC è regolato dal Regolamento (UE) 528/2012, dal D.Lgs. 174/2004 e dalle circolari ministeriali relative all’uso dei disinfettanti in ambito idrico.
Solo i PMC sono autorizzati per uso disinfettante in acqua destinata al consumo umano.
Vantaggi pratici
- Efficacia certificata sulla Legionella
- Indicazioni d’uso chiare (diluizioni, tempi, condizioni)
- Tracciabilità e conformità normativa
Limiti
- Necessità di autorizzazione specifica
- Costi superiori rispetto ai prodotti tecnici
- Incompatibilità con alcuni materiali o disinfettanti
I PMC rappresentano la scelta più sicura per le igienizzazioni controllate di reti a rischio, soprattutto in strutture sanitarie, alberghi e complessi residenziali.
Tabella comparativa dei metodi di disinfezione
| Metodo | Meccanismo | Range operativo | Vantaggi | Limiti principali |
|---|---|---|---|---|
| Shock termico | Denaturazione proteine | 70–75 °C / 60 min | Efficacia immediata | Effetto temporaneo |
| Cloro | Ossidazione (HOCl) | 20–50 mg/L (shock) | Economico, efficace | Sottoprodotti THM |
| ClO₂ | Ossidante selettivo | 1–2 mg/L | Agisce sul biofilm | Cloriti e clorati |
| H₂O₂ + Ag | Ossidazione catalitica | 50–100 mg/L | Senza cloro, biodegradabile | Compatibilità materiali |
| Cu-Ag | Ione metallico | Cu 0,2–0,8 mg/L | Stabilità nel tempo | Controllo costante |
| UV-C | Danno DNA | 254 nm / 40–60 mJ/cm² | Nessun residuo | Inefficace su biofilm |
| Ozono | Ossidante forte | +2,07 V | Rapido, ampio spettro | Instabile, tossico |
Quadro normativo
- D.Lgs. 18/2023 – recepisce la Direttiva (UE) 2020/2184 e introduce i Piani di Sicurezza dell’Acqua (PSA)
- D.Lgs. 102/2025 – aggiorna i controlli su edifici prioritari e nuovi parametri biologici
- Linee guida ISS 2015 – riferimento tecnico per strutture sanitarie e turistiche
- UNI EN ISO 11731:2017 – metodo di riferimento per la ricerca e conta di Legionella
- D.M. 25/2012 – requisiti per apparecchiature di trattamento acqua potabile
- D.Lgs. 81/2008 – rischio biologico sul lavoro
- OMS, ECDC, EPA, CDC – standard e strategie internazionali
Glossario tecnico
- °C – unità di temperatura
- mg/L – concentrazione di sostanza disciolta
- ORP – potenziale redox espresso in mV
- UVT – trasmittanza ai raggi UV
- CT – concentrazione × tempo (mg·min/L)
- mJ/cm² – dose di radiazione UV-C
Conclusioni
La disinfezione contro la Legionella non è un singolo intervento ma una strategia complessa che richiede competenza, continuità e verifica.
Ogni metodo ha vantaggi e limiti, e solo un approccio integrato — termico, chimico o fisico — può garantire stabilità microbiologica nel tempo.
L’uso di prodotti Presidio Medico-Chirurgico aggiunge una garanzia di sicurezza e conformità normativa che rappresenta oggi il punto più alto della gestione professionale del rischio Legionella.
L’obiettivo non è uccidere un batterio: è costruire un sistema idrico sicuro, tracciato e sotto controllo.
Bibliografia essenziale
- Ministero della Salute, Linee guida per la prevenzione e il controllo della Legionellosi, 2015
- D.Lgs. 18/2023 e D.Lgs. 102/2025
- UNI EN ISO 11731:2017
- WHO, Legionella and the prevention of legionellosis, 2023
- ECDC, Legionnaires’ disease surveillance in Europe, 2024
- EPA, Water Disinfection Technologies, 2023
