Ma i sistemi “ANTILEGIONELLA” sono davvero efficaci?

By Luglio 7, 2025Legionella

Introduzione

La legionellosi rappresenta una grave minaccia per la salute pubblica, soprattutto in contesti alberghieri, residenziali, comunitari ed ospedalieri
Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia si contano ogni anno centinaia di casi confermati, con una tendenza alla sottostima dovuta alle difficoltà diagnostiche.
La crescente attenzione normativa, culminata con l’introduzione del D.Lgs. 18/2023, rende fondamentale un’attenzione maggiore per questo batterio, pericoloso soprattutto se sottovalutato.
Esistono numerosi sistemi, macchinari e principi fisici in grado di contribuire, con varia efficacia, al contenimento del rischio legionellosi.
Alcuni di questi sono genericamente definiti “ANTILEGIONELLA”.
Sebbene tutti questi metodi siano funzionali e utili a moderare il pericolo, è fondamentale sottolineare che non esistono soluzioni assolute, né “pozioni” magiche o rituali risolutivi.
In questo contesto, lo shock termico ed il dosaggio in continuo di biocidi e altri prodotti sono spesso proposti come soluzioni risolutive.
Tuttavia, la loro reale efficacia richiede un’analisi tecnica e documentata, supportata da evidenze scientifiche, riferimenti normativi e soprattutto valutazioni operative.

1. Riferimenti normativi e contesto tecnico
1.1 Normativa italiana e linee guida

Per iniziare, elenchiamo i principali riferimenti normativi italiani ed europei in materia di Legionella:

  • D.Lgs. 18/2023 – Attuazione della direttiva (UE) 2020/2184 sulla qualità delle acque destinate al consumo umano, che impone l’adozione dei Piani di Sicurezza dell’Acqua (PSA) e considera la Legionella spp. tra i parametri da valutare.
  • Linee guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi (Conferenza Stato-Regioni, 7 maggio 2015), che forniscono indicazioni operative per la gestione del rischio, compresi shock termico e disinfezione continua.
  • D.Lgs. 81/2008 – Obbligo del datore di lavoro di valutare tutti i rischi, inclusi quelli biologici come la Legionella.
  • Norme tecniche UNI/TR 11425:2011 e UNI EN 806-4 per la progettazione e manutenzione degli impianti idrici.

Questi rappresentano ad oggi i riferimenti principali per la gestione, la prevenzione e, ove possibile, l’abbattimento di questo problema, la cui rilevanza è in costante crescita a livello nazionale e mondiale.

2. Shock termico: principio, applicazione, limiti
2.1 Principio di funzionamento

Lo shock termico consiste nell’immissione di acqua calda, molto calda, anche ≥70°C per almeno 30 minuti nel sistema idrico, con il successivo flussaggio di tutti i terminali per almeno 5 minuti.
L’obiettivo è denaturare le proteine cellulari della Legionella, inibendone la capacità replicativa.
Tali temperature non sono sempre raggiungibili dagli impianti, rendendo necessario un prolungamento del tempo di contatto tra l’acqua calda e la Legionella. È quindi indispensabile mantenere l’acqua nel circuito a temperatura elevata.

2.2 Efficacia dimostrata?

Pro:

  • Abbattimento della carica batterica superficiale.
  • Non lascia residui chimici.
  • Può essere eseguito con le attrezzature esistenti.

Contro:

  • Effetto temporaneo: la ricrescita della Legionella può verificarsi in pochi giorni.
  • Inefficace nei tratti con biofilm, incrostazioni o dove la temperatura non raggiunge la nicchia di proliferazione.
  • Rischio ustioni per il personale e gli utenti durante il flussaggio, soprattutto se il tempo di contatto deve essere prolungato.
  • Elevato consumo energetico e impatto ambientale.
  • Incompatibilità con materiali plastici o valvole termostatiche.
2.3 Linee guida e raccomandazioni

Le Linee guida 2015 lo raccomandano come misura correttiva, non come strategia preventiva. La letteratura scientifica (Fields et al., 2002; Rhoads et al., 2015) sottolinea l’efficacia limitata in presenza di biofilm maturo e torbidità.
Tradotto vuol dire che utilizzando solo questo sistema non si potrà prevenire efficacemente la proliferazione batterica.
Inoltre, è estremamente complicato garantire che una temperatura elevata (almeno >50°C) sia raggiunta in tutti i terminali.

3. Dosatori in continuo: cloro, biossido di cloro, perossido d’idrogeno-argento
3.1 Principio e funzionamento

I sistemi di dosaggio in continuo introducono costantemente biocidi nell’acqua (cloro, biossido di cloro, perossido di idrogeno-argento), tramite pompe dosatrici collegate a sonde per il controllo del residuo attivo.

3.2 Biocidi più usati e caratteristiche
BiocidaVantaggiSvantaggiDose consigliata
CloroEconomico, ben notoOdore, sottoprodotti tossici0,2–0,4 mg/L
Biossido di cloroEfficace su biofilm, stabileCloriti/clorati, corrosivo0,2–0,4 mg/L
Perossido H2O2 + argentoAtossico, inodoreCostoso, meno validazione10–30 mg/L
3.3 Vantaggi e criticità
  • Efficacia nel lungo periodo.
  • Penetrazione nel biofilm.
  • Automatizzabili e monitorabili in tempo reale.
  • Richiedono gestione e manutenzione costante.
  • Necessaria conformità come PMC (Presidi Medico-Chirurgici).
  • Continua immissione nella rete idrica di sostanze chimiche.
  • Formazione di sottoprodotti di reazione che permangono nell’acqua.
  • Manutenzione frequente e costante è indispensabile per prevenire interruzioni nel dosaggio o, peggio, un aumento delle concentrazioni di prodotti chimici nella rete.
4. Altri sistemi di gestione del rischio
4.1 Raggi UV

I sistemi a raggi ultravioletti agiscono per irraggiamento diretto, in grado di inattivare la Legionella. Tuttavia:

  • Sono inefficaci in presenza di torbidità o biofilm.
  • Non lasciano residuo disinfettante.
  • Utili solo come complemento a monte.
  • Non hanno effetto residuo lungo la tratta della rete idrica.
4.2 Filtrazione terminale

Filtri a 0,2 micron possono trattenere fisicamente la Legionella:

  • Indicati in ambienti sanitari ad alto rischio.
  • Devono essere sostituiti frequentemente.
  • Non risolvono il problema a monte.
  • Possono saturarsi, rompersi o deteriorarsi.
4.4 Trattamenti fisico-chimici avanzati
  • Rame-argento ionico: disinfezione persistente, efficace ma lenta.
  • Ozonizzazione: potente ma instabile, costi alti.
  • Trattamento termico controllato: mantenimento costante a ≥60°C nelle reti.
5. Confronto tra sistemi
5.1 Tabella di sintesi
SistemaEfficaciaDurataCostoComplessità gestione
Shock termicoMedio-bassaBreveMedioAlta
Dosaggio continuoMediaLungoAltoAlta
UVMedioIstanteMedioBassa
FiltrazioneAlta (locale)BreveAltoAlta
Rame-argentoMedioLungoAltoMedio
5.2 Grafico comparativo
6. Considerazioni operative

L’adozione di uno di questi impianti richiede alcune valutazioni fondamentali:

  • Valutazione del rischio Legionella.
  • Caratteristiche dell’impianto (materiali, stagnazioni, tipologia utenza).
  • Popolazione esposta (abitazioni, RSA, ospedali, hotel, impianti sportivi).
  • Sistemi misti o combinati per garantire una maggiore efficacia.
7. L’importanza dell’igienizzazione idrica in caso di contaminazione

In presenza accertata di contaminazione da Legionella, il sistema più efficace per la risoluzione immediata e radicale del problema è rappresentato dall’IGIENIZZAZIONE IDRICA STRAORDINARIA.
Questa procedura, eseguita da personale specializzato, prevede l’utilizzo di soluzioni disinfettanti ad azione ossidante (solitamente a base di biossido di cloro, perossido d’idrogeno stabilizzato o altri biocidi ad ampio spettro), immesse nella rete idrica a concentrazioni opportune e controllate.

Il trattamento coinvolge:

  • Tutto il circuito dell’acqua calda sanitaria, incluso il ricircolo.
  • I serbatoi di accumulo.
  • I punti terminali, con flussaggio controllato.

Vantaggi principali:

  • Efficacia molto elevata nel rimuovere biofilm e contaminazione microbica.
  • Azione estesa a tutti i tratti dell’impianto.
  • Intervento rapido e risolutivo, con abbattimento delle cariche batteriche entro limiti di legge.

Aspetti critici da considerare:

  • Corretta neutralizzazione e risciacquo finale.
  • Sicurezza durante la manipolazione dei disinfettanti.
  • Verifica analitica post-intervento tramite analisi microbiologiche.

Le Linee guida 2015 indicano l’igienizzazione idrica straordinaria come MISURA OBBLIGATORIA in caso di superamento delle soglie microbiologiche (ad esempio, >1000 UFC/L), ed è ritenuta il trattamento più completo e professionale quando il problema è manifesto.

Definire un sistema come “ANTILEGIONELLA” richiede valutazioni tecniche, normative e operative.

Conclusioni
  • Lo shock termico è utile solo per le emergenze.
    • I dosatori in continuo, se ben gestiti, rappresentano una soluzione equilibrata ma comunque limitata.
    • I sistemi UV, filtrazione o ionizzazione possono essere utilizzati in sinergia con gli altri sistemi.

In sostanza, nessun sistema si può definire ANTILEGIONELLA in maniera assoluita.
La legionella è un batterio ubiquitario, è sempre presente e la sua proliferazione può avvenire velocemente in molte situazioni che vanno valutate e soprattutto evitate.
Tutti i sistemi AIUTANO a contenere il rischio ma l’unico sistema anti legionella efficace soprattutto nel tempo deve essere una corretta gestione del rischio affiancata alle analisi periodiche per monitorare la situazione e capire quando è necessario intervenire implementando altri sistemi, o modificando la frequenza di pulizia ordinaria ed igienizzazioni idriche.
L’efficacia reale è data non solo dalla tecnologia, ma da un approccio integrato e razionale, fondato su:

  • Prevenzione.
  • Controllo.
  • Monitoraggio continuo.
  • Valutazione periodica dei risultati.

In caso di contaminazione accertata, l’igienizzazione idrica straordinaria è la misura più efficace, rapida e risolutiva per ripristinare le condizioni di sicurezza microbiologica dell’impianto.

Bibliografia e riferimenti

Rhoads W.J. et al. (2015). Preventing Legionnaires’ Disease: The Role of Disinfection and Monitoring.
Conferenza Stato-Regioni (2015). Linee guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi.
D.Lgs. 18/2023. Attuazione Direttiva UE 2020/2184.
D.Lgs. 81/2008. Testo Unico sulla Sicurezza.
WHO (2011). Water Safety Plan Manual.
UNI/TR 11425:2011. Prevenzione Legionella negli impianti idrici.
Fields B.S. et al. (2002). Legionella and Legionnaires’ Disease: 25 Years of Investigation.

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