Tecniche di Disinfezione dell’acqua contro la Legionella

L’acqua è la sostanza più studiata al mondo e allo stesso tempo la più sottovalutata.
Sappiamo analizzarla, misurarla, certificarla, ma spesso dimentichiamo che una volta entrata nelle reti idriche degli edifici, smette di essere “acqua potabile” e diventa “acqua distribuita”.
È qui che tutto cambia.

L’acqua può attraversare tubazioni perfette oppure impianti vecchi, con tratti ciechi, incrostazioni, punti di stagnazione, temperature insufficienti e parametri chimico-fisici che favoriscono la proliferazione microbica.

La Legionella pneumophila non compare per caso: è il risultato di condizioni impiantistiche inadatte, carenza di controllo e assenza di prevenzione strutturata.
L’errore più diffuso è intervenire solo quando appare il problema, invece di adottare una strategia preventiva e continua.

Disinfettare non significa sanare un batterio: significa governare un ambiente microbiologico complesso.
In questo articolo analizzeremo con rigore le principali tecniche di disinfezione applicabili alla gestione del rischio Legionella negli impianti idrici.

Microbiologia applicata alla disinfezione

La Legionella pneumophila è un batterio aerobio, Gram-negativo, capace di vivere sia in forma libera nell’acqua che all’interno di microrganismi protettivi come protozoi e amebe, in particolare Acanthamoeba spp.

Quando si trova al loro interno, diventa molto più resistente ai trattamenti, perché gli organismi ospiti creano una barriera fisica che ostacola la penetrazione dei disinfettanti.
Ecco perché disinfettare l’acqua senza affrontare la gestione del biofilm significa agire soltanto sulla superficie del problema.

Il range di temperatura per la proliferazione della Legionella è compreso tra 25 °C e 45 °C, con optimum intorno a 37 °C.
Sopra i 50 °C l’attività biologica diminuisce, sopra i 60 °C il batterio subisce danni significativi, e a 70 °C viene inattivato completamente.

Altri microrganismi correlati

Pseudomonas aeruginosa
Mycobacterium avium
Acanthamoeba spp.

Comprendere queste interazioni è essenziale per stabilire i metodi di disinfezione più efficaci.

Il biofilm – da barriera fisica a ambiente biologico protetto

Il biofilm è la principale strategia di sopravvivenza della Legionella negli impianti idrici.
È una matrice complessa che aderisce a tubazioni, accumuli, serbatoi, rompigetto e punti di ristagno.

All’interno del biofilm i batteri risultano da 100 a 1000 volte più resistenti ai disinfettanti.
Neutralizzare il batterio nell’acqua non significa neutralizzarlo nell’impianto.

Come si contrasta il biofilm

  • mantenere la temperatura corretta
  • eliminare ristagni e tratti ciechi
  • flussare terminali poco utilizzati
  • effettuare shock termici o chimici veri

Solo dopo la rimozione calibrata del biofilm i trattamenti disinfettanti esprimono la loro reale efficacia.

Principi fisici e chimici della disinfezione

Tutti i metodi si basano su una forma di interferenza biologica.

Meccanismi di disinfezione

  • Termico – denaturazione proteica >60 °C
  • Chimico ossidativo – reazioni redox (Cl₂, ClO₂, ozono, H₂O₂)
  • Ionico – azione tossica di rame e argento
  • Fotobiologico – inattivazione DNA (UV-C)

L’efficacia viene misurata con il parametro CT e il potenziale ORP.
Il pH influenza significativamente l’efficacia dei disinfettanti.

Shock termico – disinfezione fisica a calore diretto

Lo shock termico consiste nel portare l’acqua calda a 70–75 °C per almeno 60 minuti, aprendo poi i terminali.

Parametri operativi

  • Temperatura accumulo: 70–75 °C
  • Tempo ricircolo: ≥ 60 minuti
  • Tempo ai terminali: ≥ 5 minuti

Pro e contro

Vantaggi: efficace e senza residui.
Limiti: temporaneo, energivoro, non agisce sulle cause della proliferazione.

Shock chimici e disinfezioni con ossidanti

Iperclorazione (Cloro)

  • 20–50 mg/L per 2–24 ore
  • pH ideale: 7,0–7,5
  • ORP 650–750 mV

Vantaggi: efficace e poco costosa
Svantaggi: corrosione, THM, efficacia ridotta sul biofilm

Perossido di idrogeno + argento

  • 50–100 mg/L
  • Attivo anche in acqua fredda

Vantaggi: nessun sottoprodotto clorurato
Svantaggi: meno efficace sul biofilm strutturato

Biossido di cloro (ClO₂)

  • 1–2 mg/L per 2–6 ore

Vantaggi: molto efficace anche sul biofilm
Svantaggi: richiede sistemi dedicati, possibile formazione di cloriti

Rame e argento (Cu-Ag)

Vantaggi: stabile nel tempo
Svantaggi: lento, non adatto agli shock

Monoclorammina (NH₂Cl)

Vantaggi: stabile nelle reti complesse
Svantaggi: rischio nitrificazione in caso di errore di dosaggio

Disinfezioni fisiche

UV-C

Dose efficace 40–60 mJ/cm².
Azione immediata, nessun residuo, ma inefficace sul biofilm.

Ozono

Concentrazione 1–4 mg/L.
Ossidante potentissimo ma instabile e aggressivo sui materiali.

Igienizzazioni con Presidi Medico-Chirurgici (PMC)

I PMC sono biocidi autorizzati con numero di registrazione ministeriale, conformi al Regolamento UE 528/2012.

Perché preferirli

  • uso normato e tracciabile
  • spettro microbiologico garantito
  • idonei in strutture sanitarie e ricettive

Utilizzare prodotti non PMC espone a rischi legali e sanitari.

Compatibilità dei materiali con i metodi di disinfezione

Un disinfettante efficace non deve danneggiare l’impianto.
Ogni materiale ha livelli diversi di compatibilità con cloro, ClO₂, H₂O₂, Cu-Ag, monoclorammina, ozono e UV.

Confronto tecnico tra i metodi di disinfezione

Risultati in sintesi

  • Shock termico – immediato ma senza residuo
  • Cloro – potente ma corrosivo
  • ClO₂ – molto efficace anche sul biofilm
  • H₂O₂ – buona compatibilità, efficacia media
  • Cu-Ag – ideale per mantenimento
  • Monoclorammina – stabile in reti complesse
  • UV – barriera finale, non bonifica
  • Ozono – potentissimo ma aggressivo
  • PMC – sicurezza e conformità superiore

Quadro normativo essenziale

D.Lgs. 18/2023
D.Lgs. 102/2025
Linee guida ISS 2015
UNI EN ISO 11731:2017
D.M. 25/2012
D.Lgs. 81/2008
Reg. UE 528/2012
WHO, EPA, CDC, ECDC

Glossario tecnico essenziale

CT – Concentrazione × Tempo
ORP – Potenziale redox
UVT – Trasmittanza UV
mJ/cm² – dose UV
mg/L – milligrammi per litro

Conclusioni – la differenza vera è nella responsabilità

Sanificare non significa aggiungere un prodotto, ma assumersi la responsabilità della salute di chi quell’acqua la usa e la respira.
Il metodo migliore è quello controllabile, tracciabile e conforme alla normativa.

Le tecniche chimiche e fisiche hanno ruoli diversi, ma i Presidi Medico-Chirurgici, inseriti in un piano di gestione del rischio, rappresentano oggi la soluzione più professionale e difendibile.

Perché l’acqua va capita, non trattata.

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