
Quando pensiamo a uno tsunami, l’immagine più comune è quella di un’onda gigantesca che si abbatte sulla costa.
Ma cosa succede se ci si trova in barca, al largo, o addirittura a nuoto quando arriva l’allarme?
Perché in mare aperto è (paradossalmente) più sicuro
Uno tsunami non è una “singola onda gigante” come nei film, ma una serie di onde lunghe e veloci che, in alto mare, passano quasi inosservate: possono avere altezze di poche decine di centimetri e velocità fino a 800 km/h.
È quando incontrano fondali bassi che si sollevano in muri d’acqua devastanti.
➡️ Se sei a diversi chilometri dalla costa e in acque profonde, la cosa migliore è restare dove sei: lì l’onda “scivola” sotto di te.
E se sei vicino alla costa?
Qui la situazione cambia.
A poche centinaia di metri dalla riva, l’onda si amplifica e la corrente diventa letale.
- In barca a vela o a motore: se c’è tempo, allontanati verso il mare aperto. In caso contrario, cerca di superare rapidamente la zona di fondale basso e mai tentare di entrare in porto.
- A nuoto: non cercare di “superare” l’onda. Meglio immergersi e lasciarsi passare sopra, riducendo la resistenza. Tenere il fiato e proteggere il volto è essenziale.
Segnali da non ignorare
- Un forte terremoto avvertito sulla costa.
- Il mare che si ritira improvvisamente lasciando scoperto il fondale.
- Un boato insolito proveniente dal largo.
Regola d’oro
In caso di dubbio, allontanarsi dalla costa e cercare quota.
Se sei su un’isola piatta, la salvezza è verso il mare profondo, non verso terra.
📌 Curiosità: Il termine “tsunami” è giapponese e significa letteralmente onda del porto – perché proprio nei porti mostra tutta la sua potenza.