L’acqua è una risorsa essenziale per la vita e la salute umana, ma anche per lo sviluppo economico e sociale.
Per garantire che l’acqua sia salubre e pulita, e che sia accessibile a tutti, è necessario adottare dei criteri di qualità e di controllo basati sulle evidenze scientifiche e sul principio di precauzione.
La normativa italiana in materia di acque destinate al consumo umano è stata recentemente aggiornata con il decreto legislativo 23 febbraio 2023, n. 18¹, che recepisce la direttiva (UE) 2020/2184² del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2020. Il decreto abroga il precedente decreto legislativo 2 febbraio 2001, n. 31³, introducendo diverse novità e innovazioni.
Il decreto si applica a tutte le acque trattate o non trattate, destinate a uso potabile, per la preparazione di cibi, bevande o per altri usi domestici, in locali sia pubblici che privati, a prescindere dalla loro origine, siano esse fornite tramite una rete di distribuzione, mediante cisterne o in bottiglie o contenitori, comprese le acque di sorgente. Si applica anche alle acque utilizzate in un’impresa alimentare e incorporate negli alimenti o prodotti destinati al consumo umano nel corso della loro produzione, preparazione, trattamento, conservazione o immissione sul mercato.
Il decreto stabilisce gli obiettivi, le definizioni, i principi generali, le responsabilità degli operatori e delle autorità competenti, i parametri di qualità delle acque, i requisiti dei materiali a contatto con le acque, i sistemi di monitoraggio e controllo delle acque, le misure preventive e correttive in caso di non conformità delle acque, le informazioni al pubblico e ai consumatori, le disposizioni sanzionatorie.
Tra le principali novità introdotte dal decreto si possono citare:
– l’introduzione del concetto di “approccio basato sul rischio”, che prevede la valutazione del rischio lungo tutta la catena idrica, dalla fonte al rubinetto del consumatore, al fine di individuare i pericoli potenziali e le misure preventive e correttive più appropriate;
– l’aggiornamento dei parametri di qualità delle acque, in base alle più recenti conoscenze scientifiche e alle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), con l’introduzione di nuovi parametri (come il microplastica) e la revisione dei valori parametrici esistenti (come il piombo);
– il rafforzamento dei requisiti dei materiali a contatto con le acque, al fine di prevenire la contaminazione delle acque da parte di sostanze nocive rilasciate dai materiali stessi;
– il miglioramento dei sistemi di monitoraggio e controllo delle acque, con l’adozione di metodi analitici accreditati e validati, la definizione di piani di campionamento adeguati alla tipologia e alla dimensione degli impianti idrici, l’utilizzo di indicatori di prestazione e di allarme;
– l’istituzione dell’Anagrafe Territoriale dinamica delle Acque potabili (AnTeA), un sistema informativo centralizzato presso l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), che raccoglie i dati relativi alla qualità delle acque potabili provenienti dai gestori degli impianti idrici e dalle autorità sanitarie locali;
– il potenziamento delle informazioni al pubblico e ai consumatori, con l’obbligo per i gestori degli impianti idrici di pubblicare annualmente una relazione sulla qualità delle acque fornite ai consumatori, con l’indicazione dei parametri analizzati e dei valori rilevati;
– l’introduzione di sanzioni amministrative pecuniarie per le violazioni delle disposizioni del decreto.
Il decreto legislativo 23 febbraio 2023, n. 18, rappresenta un importante passo avanti nella tutela della salute pubblica e nella gestione sostenibile delle risorse idriche. Il decreto si propone di garantire che le acque destinate al consumo umano siano conformi ai più elevati standard di qualità e sicurezza, e che siano accessibili a tutti i cittadini, nel rispetto del diritto umano all’acqua potabile e all’igiene.
Ma perché l’acqua dovrebbe peggiorare dal punto di vista qualitativo?
L’acqua può peggiorare sia dal punto di vista chimico che microbiologico a causa di diversi fattori, tra cui:
– La contaminazione da parte di sostanze inquinanti di origine naturale o antropica, come metalli pesanti, pesticidi, nitrati, farmaci, ecc., che possono alterare il gusto, l’odore e il colore dell’acqua, e causare effetti nocivi sulla salute umana e sull’ecosistema.
– La proliferazione di microrganismi patogeni o opportunisti, come la legionella, l’escherichia coli, il colera, la salmonella, ecc., che possono trasmettere malattie infettive o intossicazioni alimentari attraverso l’ingestione o il contatto con l’acqua.
– La formazione di biofilm sulle superfici interne delle tubazioni e dei serbatoi, che sono aggregati di microrganismi e sostanze organiche e inorganiche aderenti al substrato. Il biofilm può favorire la crescita e la resistenza dei microrganismi patogeni, e causare problemi di corrosione e incrostazione degli impianti idrici.
– A causa del ristagno dell’acqua dovuta ad inutilizzo di rubinetti, condutture cieche e accumuli.
– Rompigetti sporchi
– Scarsa manutenzione generale
Per evitare il peggioramento della qualità dell’acqua è quindi fondamentale adottare una serie di misure preventive e correttive a livello di progettazione, gestione e manutenzione degli impianti idrici, nonché a livello di monitoraggio e trattamento dell’acqua.
Oltre alla prevenzione è fondamentale utilizzare anche altri sistemi di manutenzione ordinaria e straordinaria, quale l’igienizzazione idrica.
Un’igienizzazione idrica è un processo che mira a eliminare o ridurre al minimo la presenza di agenti patogeni, come batteri, virus, funghi, protozoi, alghe, ecc., nell’acqua destinata al consumo umano o ad altri usi.
Ma non solo, infatti si cerca di mantenere il tratto di distribuzione idrica sufficientemente “pulito”, evitando la proliferazione di nicchie di proliferazione batterica, biofilm, etc.
L’igienizzazione idrica può essere effettuata tramite diversi metodi, ma l’obiettivo resta quello di rendere l’acqua sicura e salubre per il consumatore e per l’ambiente.
Evitare il peggioramento della qualità dell’acqua è importante anche per non aumentare il rischio di proliferazione di legionella!
Di seguito qualche consiglio specifico:
– Mantenere la temperatura dell’acqua fredda al di sotto dei 20°C e la calda al di sopra dei 60°C, poiché i batteri sopravvivono nell’acqua calda contaminata.
– Evitare il ristagno dell’acqua nelle tubazioni, nei serbatoi e nei rubinetti, che favorisce la formazione di biofilm.
– Utilizzare materiali idonei e resistenti alla corrosione per le parti a contatto con l’acqua, al fine di prevenire la contaminazione da parte di sostanze nocive rilasciate dai materiali stessi.
– Effettuare periodici controlli degli impianti idrici e di areazione tramite: sostituzione di guarnizioni e parti usurate, pulizia e disinfezione dei filtri, eliminazione delle parti inutilizzate o in disuso.
– Eseguire campionamenti dell’acqua e analisi accreditate per valutare la presenza e la concentrazione di legionella e altri parametri di qualità.
– Adottare un protocollo integrato di gestione del rischio legionella, che preveda la valutazione del rischio, la stesura di un piano di monitoraggio e intervento, l’esecuzione di trattamenti shock di bonifica e il rilascio di certificati analitici.
L’acqua è importante.
Fai le analisi e la prevenzione necessaria per la salute tua e dei tuoi cari.